Abbiamo già parlato di come il mondo del lavoro sia radicalmente cambiato negli ultimi anni grazie all’apporto delle nuove tecnologie e al focus sulle risorse umane.
E che dire delle modalità di valutazione e selezione del personale? Dal CV cartaceo presentato a mano ai video-colloqui, dal passaparola al networking su LinkedIn: anche il Recruiting è in costante evoluzione. Se prima il candidato veniva valutato principalmente in base alle competenze tecniche possedute (hard skills), il trend degli ultimi anni vede una sempre maggiore considerazione delle abilità più personali e trasversali (soft skills).
Il valore del lavoratore è dato dalla somma delle sue abilità e competenze, per cui l’obiettivo dell’azienda deve essere quello di individuare il candidato che presenta la combinazione di hard skills e soft skills più adatta al ruolo che dovrà ricoprire.
Ma cosa si intende esattamente per hard skills e soft skills?
Hard Skills, ossia le competenze tecniche
Si definiscono hard skills le competenze tecniche che contraddistinguono l’attività specifica e che di conseguenza cambiano in base al ruolo e al settore di riferimento. Per esempio un magazziniere dovrà dimostrare di saper utilizzare il muletto, mentre un contabile dovrà avere una buona conoscenza dell’economia aziendale.
Le hard skills sono facilmente quantificabili e valutabili già ad una prima fase di screening della candidatura. Informazioni quali titoli di studio, attestati, esperienze lavorative pregresse, lingue parlate e competenze professionali sono infatti contenute in qualsiasi CV che si rispetti. Ma ce ne sono molte altre.
Considerate le innumerevoli tipologie di business oggi esistenti, possiamo infatti affermare che le hard skills sono pressoché infinite. Molte di queste sono estremamente specifiche – ad esempio la conoscenza di un dato gestionale – mentre altre sono piuttosto diffuse. In un mondo sempre più globale e tecnologico, non stupisce che le hard skills maggiormente richieste siano la conoscenza delle lingue straniere e la capacità di utilizzo dei nuovi media e strumenti digitali.
Verrebbe quindi da chiedersi: chi non possiede competenze tecniche è automaticamente tagliato fuori dal mondo del lavoro? Sì e no. Se è vero che l’attrattività del candidato incrementa proporzionalmente al numero di hard skills possedute, è altrettanto vero che le competenze tecniche possono essere apprese e migliorate a qualsiasi età. E spesso sono proprio le aziende a strutturare programmi di formazione specifici per dipendenti e collaboratori in un’ottica win-win. Così, i lavoratori possono godere del benefit della formazione continua, mentre il datore di lavoro ne “finanzia” lo studio e la pratica ben consapevole dei ritorni che otterrà in termini di know-how, produttività e fatturato.
Ma com’è possibile ottenere il lavoro se non si posseggono tutte le competenze tecniche necessarie?
La verità è che saper svolgere una determinata attività è soltanto il punto di partenza: le hard skills devono essere accompagnate e integrate dalle soft skills.
Soft Skills, ossia le competenze trasversali
Se le hard skills identificano il saper fare, le soft skills rappresentano il sapere. Si definiscono infatti soft skills le abilità trasversali legate alla sfera comportamentale e relazionale del lavoratore. Abilità generalmente indipendenti dal lavoro svolto e meno “allenabili” delle hard skills, essendo fortemente legate alla personalità e all’attitudine del singolo individuo.
Anche le soft skills sono molto numerose, ma potremmo dividerle in tre famiglie, proprio come tende a catalogarle il mercato del lavoro:
- Soft skills legate alla personalità: motivazione, empatia, capacità di organizzazione, fiducia in se stessi e consapevolezza del proprio valore;
- Soft skills legate alla comunicazione: abilità di negoziazione, networking, public speaking e lavoro di squadra;
- Soft skills legate all’agilità di pensiero: creatività, gestione dello stress, flessibilità, problem solving, spirito critico e capacità di valutazione.
La loro importanza risiede proprio nella loro trasversalità e flessibilità applicativa. Le soft skills sono infatti essenziali a prescindere dal ruolo o settore e possono essere attivate in diversi contesti e per vari compiti. Le competenze tecniche permettono al lavoratore di svolgere con sicurezza una determinata attività, ma sono le competenze trasversali a consentirgli di integrarsi facilmente nel team, di gestire correttamente stress e scadenze e di affrontare tutti quei cambiamenti che hanno un impatto più o meno importante sul suo lavoro.
Esistono inoltre determinati ruoli – come quelli di management – in cui le competenze strategiche, organizzative, decisionali e comunicative prevalgono su quelle più tecniche.
In altre parole: è possibile incrementare le hard skills dei propri dipendenti o collaboratori in qualsiasi momento, mentre è letteralmente impossibile integrarli nel team se la loro personalità non corrisponde ai valori o ai procedimenti organizzativi dell’azienda.
Soft skills: il cuore del lavoro qualificato del futuro
La continua e veloce trasformazione del mondo del lavoro rende difficile individuare quali competenze specifiche saranno effettivamente importanti nel prossimo futuro. In tale scenario, è ben chiaro il fatto che siano proprio le soft skills l’unico punto fermo – specie quando la realtà in cui una risorsa si trova a operare presenta molteplici sfaccettature.
Attenzione però a non commettere l’errore di credere che le soft skills siano prerogativa del candidato o lavoratore. Al contrario, anche le aziende devono dimostrare apertura al cambiamento e capacità di leadership. Spetta infatti all’azienda mettere ogni singolo operatore nelle condizioni di crescere, personalmente e professionalmente, in linea con i valori e la mission dell’organizzazione.
Strutturare un modello di bilancio delle competenze può aiutare l’azienda a condurre un’analisi completa delle personalità e delle soft skills di ciascun lavoratore. Colloqui individuali, test auto-valutativi e schede di orientamento consentono inoltre a dipendenti e collaboratori di acquisire consapevolezza del proprio ruolo: un vantaggio che si traduce in ottimizzazione della gestione aziendale e aumento della produttività.
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