Le supply chain stanno vivendo un momento di difficoltà evidente. Nonostante la resilienza dimostrata nel corso dell’emergenza sanitaria Covid-19 ed un fatturato di 86 miliardi di euro per il settore della logistica conto terzi, cresciuta del 3,5%, il motivo di questa sofferenza è da ricercarsi nella mancanza di manodopera.
Una delle questioni cruciali del mercato del lavoro è l’aumento dei posti vacanti e le cause del mismatch, segnale vistoso di spreco di capitale umano: posti di lavoro retribuiti, spesso a tempo indeterminato, che le imprese non riescono a coprire non trovando sul mercato personale adeguato se non addirittura disponibile.
Il Rapporto dell’Istat sulla competitività del 2022 scrive che le prospettive di consolidamento della ripresa della domanda di lavoro trovano un riscontro nell’andamento crescente dei posti di lavoro vacanti segnalati dalle imprese nel corso dell’anno in un Paese in cui esiste un tasso di disoccupazione! Il dato di fatto è che i posti di lavoro ci sarebbero se si trovassero i lavoratori in grado di occuparli.
L’incidenza dei posti di lavoro retribuiti per i quali le imprese sono attivamente alla ricerca di personale è cresciuta rapidamente a partire dagli ultimi mesi del 2020, superando già nel corso del primo semestre del 2021 i livelli del 2019.
L’incremento delle posizioni vacanti si associa a un aumento significativo della quota di imprese che segnalano difficoltà nel reperimento della manodopera necessaria per lo svolgimento della propria attività. Nella quasi totalità di questi casi, la causa del mismatch non è la preparazione inadeguata, ma la mancanza di candidature. Occorre domandarsi quali siano le cause di un fenomeno poco prevedibile in un periodo di crisi occupazionale come la mancanza di candidature. Problemi di questo tipo sono emersi nel corso del 2021 sia nei settori della manifattura, nei quali tale quota è salita dall’1,4% al 6,1%, sia in quelli dei servizi di mercato, come la logistica che ha raggiunto un totale di oltre 15.000, con un mismatch del 12%.
L’Istat un anno fa ci diceva che 488mila persone erano in cerca di occupazione. Allo stesso tempo le imprese cercavano 243mila lavoratori che non trovano, dato costante in termini percentuali dagli ultimi dieci anni. Il fatto su cui pare opportuno riflettere è proprio quest’ultimo: il maggiore ostacolo all’incontro domanda-offerta di lavoro è dovuto, ancor più della conclamata inadeguatezza delle competenze, proprio al fatto che le persone non rispondono alle ricerche di lavoro delle imprese.
La carenza di manodopera viene così definita dalla Commissione Europea:
“Si ha mancanza di manodopera quando la domanda per un determinato ruolo eccede l’offerta di lavoratori che hanno il desiderio, le qualifiche e la disponibilità per svolgere quella mansione.”
La carenza di personale lungo le filiere di approvvigionamento e nella logistica trova quindi origine in molti fattori, sia generici (che riguardano la popolazione attiva nel suo complesso) sia specifici (riguardanti le caratteristiche del settore). Questi fattori si sommano alle altre problematiche, rendendo le supply chain non più fluide.
Dietro al problema della carenza di manodopera vi sono non solo risvolti sociologici, ma una tendenza che è difficile da invertire: la popolazione europea sta inesorabilmente invecchiando. Secondo uno studio condotto dalle Nazioni Unite, si stima che nel 2050 le persone in età lavorativa (tra i 20 ed i 64 anni) saranno 95 milioni in meno rispetto al 2015. Il problema dell’invecchiamento della popolazione, per il quale il numero di persone che entrano nel mercato del lavoro è inferiore a quelle che ne escono, ha inciso e incide sul settore della supply chain e della logistica in particolar modo. Infatti si tratta di lavori manuali e fisici, percepiti come di fatica e quindi non allettanti per i giovani e non adatti per i lavoratori più adulti.
La pandemia da Covid-19 ha cambiato enormemente abitudini e stili di vita e ha limitato la libertà di circolazione. Questo fatto ha avuto ripercussioni sulla disponibilità di popolazione attiva in alcuni settori anche perché molti lavoratori migranti attivi sono ritornati nei paesi d’origine durante la pandemia e non sono rientrati nel posto di lavoro una volta terminata l’emergenza. Inoltre, le limitazioni alla mobilità, non ancora ripristinate ai livelli pre-pandemia, hanno inciso sui flussi migratori dei lavoratori.
Disallineamento di competenze tra domanda e offerta, cosa significa lavorare nella logistica e supply chain oggi?
Fra i motivi che hanno portato alla mancanza di manodopera nelle filiere di approvvigionamento e nella logistica vi è quello di ritenerli, erroneamente, lavori prettamente fisici e di fatica e quindi non appetibili. Questa idea è molto lontana dalla realtà della logistica 4.0: le aziende della logistica e della supply chain si stanno dotando sempre più di sistemi tecnologici e software all’avanguardia per migliorare l’efficienza operativa, le condizioni di lavoro degli operatori e tutelare la loro salute con sistemi più ergonomici ad esempio che consentano di ridurre i rischi di infortuni. La differenza quindi tra le skills richieste e le condizioni di lavoro realmente offerte dal settore, e ciò che la forza lavoro percepisce rende difficile trovare personale qualificato per operare nel mondo della logistica oggi.
Nel 2021 la vacanza di impiegati in ruoli chiave per la catena di approvvigionamento è stato un vero e proprio problema: 36% del campione di datori di lavoro intervistati per il report Labour Market Outlook Summer 2021 ha evidenziato la propria difficoltà a trovare personale, contro il 26% dell’anno precedente.
Abbiamo parlato di questa difficoltà di recruitment nel settore logistico con Maurizio Beretti, Presidente di MM Operations.
I numeri parlano chiaro. La Contract Logistics cresce, ma la mancanza di manodopera è una zavorra che impedisce ai player del settore di espandere il proprio business come potrebbero. Beretti, come spesso accade, si fa allarmismo inutile oppure il problema è così serio? Lo state percependo anche in MM Operations?
Il problema, o meglio il tema, è assolutamente serio; le difficoltà sono rilevanti con marcate differenziazioni territoriali, anche all’interno della stessa regione. Suggerisco a chiunque di considerare questa priorità quando si decide la location per un nuovo insediamento.
Questo gap è più lampante per mansioni con qualifiche maggiori oppure è costante indistintamente se si tratta di un addetto generico o specializzato?
Non vediamo una regola fissa, come detto, dipendente molto dal territorio. Potrei affermare che gli operai specializzati sono, ma questo da sempre, i più difficili da trovare. Paradossalmente è molto più semplice trovare tecnici o manager.
MM Operations è un’accademy di mestiere, cresce e forma i suoi dipendenti. Questo non basta per essere attrattivi? Avere forte etica per il lavoro e valori in un settore dove spesso questi scarseggiano non è sufficiente ad infondere fiducia, oppure è una mancanza di appeal che esime il welfare, ma piuttosto legata a mancanza di conoscenza rispetto al comparto logistico medesimo?
Siamo attrattivi, ma dobbiamo lavorare per esserlo di più, ma non solo… La nostra massima attenzione oggi è lavorare sulla retention. Specialmente i giovani, che abbiano talento, capacità o meno, hanno tutti grandi ambizioni e fretta. Per loro il cambiamento è assolutamente la normalità. La fedeltà aziendale non è più un valore, cerchiamo di recuperarlo.
Presidente Beretti, perché consiglierebbe ad un ragazzo di avvicinarsi a questo mestiere?
Me lo hanno già chiesto… Con noi assolutamente sì! Può essere una ottima base per imparare a lavorare in team, essere dinamici, resistere allo stress e, perché no, divertirsi o meglio appassionarsi al lavoro. Credo possa esser un buon punto di partenza anche per chi, nei tempi giusti, volesse poi affrontare sfide in altri settori…
Maurizio, ma è vero che la stagionalità legata ai diversi settori merceologici nei quali operate consente anche l’impiego di lavoratori a copertura di questi picchi, come studenti, che una volta laureati hanno fatto carriera in azienda conoscendo la realtà logistica non solo dai testi accademici?
Ѐ la nostra prima regola.
Quali sono le soluzioni che MM Operations mette in campo per sopperire la mancanza di manodopera? (tecnologia, automazione, job rotation, innovazione)
Stiamo lavorando in due direzioni. Innanzitutto, ci stiamo ulteriormente strutturando sulla ricerca e selezione e stiamo cambiando alcune metodologie fisse che ci eravamo imposti negli anni pre-covid, quando evidentemente funzionavano. Poi, come azienda e più in generale come gruppo, stiamo lavorando intensamente per proporre soluzioni tecnologiche che siano ragionevolmente economiche e flessibili. All’inizio del 2023 vedrete qualcosa di innovativo in proposito…
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